METROPOLITAN BIKE: ICONA E METAMORFOSI

Nel mondo del ciclo urbano esistono oggetti che si muovono, e oggetti che significano.

La Metropolitan Bike appartiene alla seconda categoria: non è pensata per la città, ma per l’idea stessa di movimento.

Fabrizio Rigolio la descrive come il punto in cui il minimalismo incontra l’essenza.

“Quando guardo una moto vedo sempre una personalità forte, uno stile evidente. Ma il minimalismo lì è raro. Così, sperimentando, ho iniziato ad asciugare la forma. A toglierle il superfluo. Ho cercato l’esoscheletro. Ed è arrivata lei.”

La Metropolitan non vive solo sulla strada. Vive nei loft moderni, appoggiata a una parete come un’opera di metallo. È un oggetto che trascende l’uso: una scultura funzionale che incarna in modo assoluto la cultura di Rizoma.

“Abbiamo scavato e disegnato linee che si raccordano come una danza, ma senza mai invecchiare. Quando vai oltre la moda e individui la linea dell’essenza, crei oggetti eterni.”

Oggi la Metropolitan è il banco di prova, la tavola di ricerca, l’oggetto che anticipa ciò che diventerà.

Quando un colore emerge — prima ancora della forma — nasce lì.
È il corpo su cui prendono vita le intuizioni.

“Lo scorso anno sono arrivato alle piramidi d’Egitto. Quel luogo ha un mistero che va toccato. I toni che ho visto lì mi hanno acceso il desiderio di scaldare la mia passione per i grigi. È da quel viaggio che è nato il Solar Titanium. E naturalmente l’ho cercato prima sulla Metropolitan Bike.”

Ora siamo alla soglia del 2026.
Il nuovo colore è già stato scolpito nella sua superficie, come se la bici sapesse prepararsi prima di chiunque altro alla metamorfosi.

E mentre la forma resta, la pelle cambia.
Ancora una volta.
La verità è semplice:

la Metropolitan non segue l’evoluzione. La anticipa.

E il colore che sta arrivando — quello che non abbiamo ancora mostrato —
si è già riconosciuto in lei.

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